150° DELL'UNITA' D'ITALIA
17 MARZO 2011In questa circostanza, il Club Soroptimist di San Marino vuole rendere omaggio a tutte le donne italiane che si riconoscono in quella storia, che le ha viste silenziose protagoniste, ma partecipi effettive e generose, dei nuovi messaggi culturali e delle trasformazioni radicali del loro Paese.
Separate nelle diverse collocazioni, ma vicine nei sentimenti, come sammarinesi vogliamo offrirvi una testimonianza preziosa di come, almeno per un giorno trovò qui ospitalità e salvezza, quella che per definizione è la Donna-simbolo del Risorgimento Italiano : Anita Garibaldi.
Numerosi sono gli scritti, diversi i cimeli che sono gelosamente conservati in Museo e in Biblioteca di Stato.
In fuga da Roma, incalzate da cinque eserciti ostili, le truppe garibaldine il 30 Luglio 1849 cercarono scampo ed aiuto, nel libero territorio di questa piccola Repubblica. Garibaldi vi giunse alle 8 del mattino del 31 Luglio, si presentò al Reggente Belzoppi e lo scongiurò di accoglierli, impegnandosi a sciogliere la sua Prima Legione e depositare le armi, per rispettare in cambio l’incolumità dei cittadini.
Anita giunse sfinita a cavallo, fu inizialmente sistemata sotto la loggia del Convento dei Cappuccini, poi nella casa di Lorenzo Simoncini, un caffettiere che aveva bottega appena dentro la Porta del Paese, divenuta poi il quartier generale per i concitati accordi sul da farsi.
La moglie Giuditta e le figlie la circondarono di cure e, preoccupate delle sue condizioni di salute, la pregarono di non ripartire, ma di fermarsi. Era all’ottavo mese di gravidanza e in preda al secondo attacco di febbre perniciosa. Ma non volle ascoltare ragioni, temeva che Garibaldi volesse abbandonarla.
Si organizzò la fuga nella notte, fra il 31 Luglio e il 1° Agosto, verso Cesenatico. E come fosse ancor sana e svelta, si dispose di nuovo alla partenza; ma prima, per essere meno riconoscibile, vestì un abito di popolana, che si procurò dalla Teresa Cecchetti Simoncini in Borgo, dando in cambio una sua ricca veste di Cetona, in broccato nero, che con giusto orgoglio viene conservata al Muso di Stato.
Risalita a cavallo più morta che viva, ma felice di essere con il suo uomo, degna di marciargli accanto, andava con la triste carovana guidata da un valoroso popolano sammarinese e, riuscendo a passare incolumi, arrivarono a Cesenatico.
“…primo davanti allo sbandato stuolo
reggendo Anita sua egra e sfinita,
salutò San Marino, ospite suolo!” (Orsini – Alla Romagna)
Garibaldi è salvo, questo significa che l’Italia è salva.
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Il prof. Giuseppe Mastella, insegnante al patrio liceo di San Marino, dedica in una sua raccolta di versi, due composizioni poetiche ad Anita.
Nella prima la pensa mentre cavalca… vagheggiando un folle disegno di difesa alla Fortezza… alla volta del monte Titano, che disegna la sua ombra protettrice, mentre squilla … il segno di una scolta… cioè di una guardia
Il sogno di Anita
A tanto non fu paga l’interezza
d’Anita : prese il suo ronzino, e volle
ascender sola vagheggiando un folle
disegno di difesa alla Fortezza.
Era il tramonto, e nella sua chiarezza
S’adagiava via via di colle in colle
L’ombra del monte vaporosa e molle
Trascolorando ai soffi della brezza.
Lungamente scrutò presso e lontano
Il tenebror della boscaglia folta,
come sperduta, accaneggiata fiera.
A un tratto nella pace della sera
Squillò stridulo il segno d’una scolta
A cui presto rispose il monte e il piano.
La seconda è dedicata all’addio. Il tratto ultimo del suo viaggio dalla repubblica di San Marino a Cesenatico, e poi via mare fino alla pineta di Ravenna, dove troverà la morte appena tre giorni dopo.
L’addio di Anita
Grave l’austera donna si dispose
Alla fatale cavalcata. Un fioco
Crepuscolo di porpora e di croco
Tremava ancor sulle indistinte cose.
Disse, e rifulse nelle sue pensose
Pupille un lampo dell’antico foco :
“ Addio per sempre : or lascio voi, tra poco
Lascerò queste membra dolorose :
Stanca è la vita mia, ma lieta e forte
E di sé certa l’anima s’accinge
Per questa prova estrema al gran passaggio :
E il sacrificio mio lascio in retaggio
Alla seconda patria, a cui mi stringe
Indissolubilmente amore e morte.”



